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Una possibile soluzione per gestire al meglio il proprio magazzino e ottimizzare la Supply Chain: il Consignment Stock

Da sempre le aziende studiano il miglior approccio alle problematiche riguardanti la gestione del proprio magazzino, non solo a causa della loro criticità operativa, ma perché le scorte costituiscono una significativa quantità di capitale immobilizzato.

Come gestire, allora, in modo efficiente il magazzino aziendale e la merce in conto deposito?

 

1. GESTIONE NON OTTIMALE DELLA SUPPLY CHAIN: CRITICITA’ E CONSEGUENZE

Per quanto si possano individuare le migliori strategie di ottimizzazione, se tutta la filiera di fornitura non è perfettamente allineata e non ha una buona conoscenza della domanda del cliente finale, la bontà della gestione, in termini di quantità e qualità, non sarà mai quella ottima, generando fenomeni negativi per tutta la Supply Chain.

Uno dei problemi che affliggono maggiormente la Supply Chain è il cosiddetto “Effetto Forrester”, conosciuto anche come principio di accelerazione.

Tale fenomeno si può riassumere in due punti chiave:

  1. Amplificazione della varianza degli ordini di acquisto emessi dai diversi attori della Supply Chain e quindi l’amplificazione della domanda ai vari livelli;
  2. La presenza di un certo sfasamento tra i picchi che si verificano nell’andamento della domanda e degli ordini di acquisto dei diversi livelli della filiera di fornitura.

Ciò ad ogni livello della catena distributiva provoca:

  1. Elevati livelli di magazzino presumibilmente utili per cercare di arginare gli effetti delle impreviste variazioni della domanda, con il conseguente aumento dei costi di gestione del magazzino e del capitale immobilizzato;
  2. Un basso livello di servizio nei confronti del cliente dovuto all’improvviso verificarsi di eventuali stock out, che possono sfociare, nel più grave dei casi, nella perdita del cliente stesso;
  3. Perdite economiche dovute alla possibilità di mancata vendita dei beni;
  4. La qualità insoddisfacente di prodotti causata dall’aumento dei ritmi di produzione per soddisfare i picchi di domanda;
  5. L’aumento dei costi legati alle frequenti revisioni della programmazione della produzione e per la necessità di rilavorare i prodotti.

 

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2. COME AFFRONTARE TALI CRITICITA’? CONSIGNMENT STOCK

Il Vendor Managed Inventory (VMI), e più in particolare il Consignment Stock (o gestione merce in conto deposito) viene spesso proposto come tecnica utile proprio per affrontare tali problematiche.

Introdotta sul panorama internazionale da multinazionali come Wal-Mart e P&G, è diventato uno dei programmi chiave del settore “risposta rapida”.

 

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Tale tecnica prevede che il fornitore spedisca la merce al cliente, ma che il trasferimento di proprietà avvenga solo al momento del prelievo dei prodotti da parte del cliente per l’effettivo utilizzo.

 

Inoltre, non esiste un punto di riordino, bensì il fornitore garantirà che la quantità stoccata presso il magazzino del compratore si mantenga tra un livello massimo (S) e un livello minimo (s), sostenendo costi addizionali nel caso di esaurimento scorte.

Secondo tale approccio, quindi, è il fornitore ad assumersi la responsabilità di gestire le scorte, in modo da identificare il livello più appropriato da mantenere nel magazzino del cliente, al fine, così, di garantire un livello di servizio che sia congiuntamente concordato da entrambi gli attori.

Al fornitore sarà delegata la responsabilità di organizzare i rifornimenti decidendone la quantità di riordino e, infine, stabilirà tempi e modalità di spedizione.

Il cliente, da parte sua, sosterrà i costi legati alla gestione fisica della merce a stock, dal momento che quest’ultima si trova fisicamente presso lo stabilimento del cliente.

 

Per poter arrivare ad una gestione efficace ed efficiente del Consignment Stock è necessario che il fornitore sia costantemente a conoscenza dei livelli di giacenza che si trovano presso il cliente. Questo gli permetterà di pianificare correttamente i reintegri dello stock.

 

Non mancano sicuramente una serie di difficoltà che spesso possono compromettere l’implementazione e la buona riuscita del CS.

Tra i principali ostacoli vi può essere la presenza di obiettivi contrastanti tra i diversi attori del Supply network, la riluttanza da parte delle aziende nel condividere informazioni riservate, nonché la necessità di trovare incentivi per evitare comportamenti opportunistici, ad esempio, un cliente che gonfia le previsioni di vendita per assicurarsi la disponibilità del prodotto o il fornitore che tiene basso il livello delle scorte presso il magazzino del cliente.

 

3. CONSIGNMENT STOCK E INDUSTRY 4.0

In ottica Industy 4.0, il Consignment Stock, come altre tecniche di Vendor Management Inventory, si presenta come una delle soluzioni migliori per gestire il proprio magazzino.

 

La necessità di tenere traccia dei consumi e delle giacenze istantanee indicano la necessità di avere un buon sistema informatizzato all’interno del proprio business. E’ importante avere piena conoscenza dei propri processi in modo da poter ingegnerizzare la rete di tracciatura nel migliore dei modi: Barcode, RFID, piuttosto che magazzini automatici, sono solo alcune delle modalità per poter gestire il parco codici sottoposto a CS.

 

Diversamente, le cose si complicano in quanto si pone il problema di dimensionare senza distorsioni i consumi e quindi comunicare la corretta fatturazione al fornitore. La forte stagionalità mal si presta all’applicazione del modello ed è importante quindi fare un’approfondita e meticolosa analisi del parco codici preso in esame: codici con bassi immobilizzi di capitale e alti valori d’impiego piuttosto che bassi lead time di fornitura sono i migliori canditati per questa gestione.

 

Detto questo, qualora il Consignment Stock dovesse trovare corretta collocazione si presenterebbero notevoli vantaggi per entrambe le parti. Per quanto riguarda i costi sostenuti, il compratore sosterrà solo i costi di struttura, dei mezzi di movimentazione e dei magazzinieri, mentre il fornitore sosterrà i costi di stoccaggio variabili e sarà responsabile di costi di stock out, se ad esso imputabili.

Tutto ciò comporta per il compratore:

e per il fornitore:

 

In conclusione il Consignment Stock si presenta come una valida soluzione per ottimizzare la gestione delle scorte inbound e che consente di aumentare il grado di integrazione tra fornitore e cliente.

Il Consignment stock si pone come “volano” per altre sinergie sempre crescenti, spingendo altri partecipanti della Supply Chain ad integrarsi sempre più lungo la filiera, raggiungendo il successo di progetti win/win.