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Supply Chain Risk Management: come gestire i possibili rischi?

Qualità della fornitura, lunghi lead time e tempi di attesa, rischi di consegna e problemi legali: come gestire i possibili rischi presenti lungo la catena di fornitura?


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Per gestione del rischio, o Risk Management, si intende il processo attraverso il quale è possibile identificare e stimare i possibili i rischi presenti all’interno dell’azienda e implementare delle strategie con lo scopo di minimizzare tali rischi.

Oggigiorno la gestione del rischio si presenta come una vera e propria “sfida” per le aziende, dovendo gestire non solo i processi interni, ma anche l’incertezza nella fornitura.

Proprio per quest’ultimo motivo, la catena di fornitura, si sta sempre più diffondendo il Supply Chain Risk Management.

Una ricerca effettuata dall’University of Tennessee (Managing the Risk in the global Supply Chain, 2014), basata su una raccolta dati di più di 150 Supply Chain Chief Executives, mostra come:

Spesso i Chief Executives sono maggiormente focalizzati nel raggiungere gli obiettivi operativi, tagliare i costi, soddisfare i clienti o incrementare le revenues per poter garantire il vantaggio competitivo della propria azienda.

Dunque, la gestione del rischio viene considerata non prioritaria tra le loro mansioni.

Tuttavia, la catena di fornitura incide sensibilmente sulle performance finanziarie dell’azienda ed è tra le aree più soggette al rischio.

I fattori di rischio possono essere molteplici, soprattutto in aziende che hanno catene di fornitura particolarmente estese e che coinvolgono diversi Paesi.

Tra i principali possiamo citare: lunghi lead time e tempi di attesa, problemi qualitativi dei prodotti e problemi di produzione, difficoltà finanziarie, problemi di natura legale anche con la legislazioni di Paesi stranieri (vedi ad esempio i problemi doganali), furti, problemi con i trasporti (soprattutto se gestiti da un operatore logistico terzo), cambi di valuta, problemi legati all’instabilità politica, etc.

Uno studio di Hendricks e Singhal (Production and Operations Management, Vol. 14, No. 1, Spring 2005), che analizza più di 800 interruzioni della catena di fornitura dovuti a una cattiva gestione del rischio, evidenzia come sia possibile incorrere in:

Questo evidenza quindi come il Supply Chain Risk Management abbia un importante impatto anche su indicatori economici di breve termine.

Diventa quindi fondamentale saper misurare e gestire il rischio, saper quindi fare Supply Chain Risk Management.

Per gestire il rischio legato alla catena di fornitura è necessario che le aziende analizzino la situazione attuale e implementino determinate strategie basate sui risultati ottenuti.


 

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In particolare I. Manuj (Global Supply Chain Risk management, journal of business logistics, 2008) popone un modello articolato in 5 differenti fasi:

  1. Identificazione del rischio: classificando il rischio in diverse categorie come fornitura, operations, domanda e sicurezza.
  2. Valutazione del rischio: basata su un' attenta analisi e sullo studio di casi reali.
  3. Selezionare un’appropriata gestione del rischio: controllare, anticipare, posticipare per citarne alcune.
  4. Implementazione di una o più strategie per gestire il rischio: applicare all’interno dell’azienda un piano strutturato per la gestione.
  5. Mitigazione del rischio nella catena di fornitura: mettere in atto manovre in modo da prepararsi a possibili imprevisti futuri.

 

Lo studio del 2014 effettuato dall’University of Tennessee afferma che una tra le principali strategie per la mitigazione del rischio consista nello scegliere fornitori forti dal punto di vista finanziario e ottimi dal punto di vista qualitativo.

Un’altra tra le strategie maggiormente implementate si focalizza sulla riduzione del tempo totale di spedizione e delle variazioni nel Cycle Time. In questo caso l’azienda guida e aiuta i suoi fornitori ad applicare i principi del Lean Manufacturing e delle tecniche Six Sigma.

Una terza strategia consiste nel implementare visibility tools in modo da tracciare visivamente gli spostamenti della merce e segnalare in tempo reale eventuali problemi o ritardi.

Tuttavia, questo tipo di strategie richiedono l’impiego di numerose risorse e vengono considerate notevolmente time-consuming.

 

Viene dunque proposta una quarta strategia che consiste nell’approccio FMEA (failure mode and effect analysis). Nel dettaglio:

  1. Considerare la serietà delle conseguenze dovute ad un determinato fattore di rischio;
  2. Correlare il problema alla frequenza e alla probabilità con cui si verifica;
  3. Stimare una diagnosi del problema.

La vera forza di questo approccio consiste nell’identificazione dei maggiori fattori di rischio, ovvero quelli che maggiormente impattano sulla catena di fornitura e che ne rendono il corretto andamento critico.

 

Quali sono quindi le domande chiave da porsi per identificare i rischi e attuare le corrette politiche di mitigazione?


 

Cosa non funziona correttamente?

Identificare il rischio è la prima fase da intraprendere. Un team dedicato al Supply Chain Risk Management viene incaricato di indagare, analizzare e raccogliere dati relativi alla Supply Chain, facendo particolare attenzione alla valutazione dei fornitori con cui si hanno accordi.

Effettuare analisi sull’andamento della catena di fornitura, anche considerando situazioni estreme, è fondamentale per comprendere il punto di partenza da cui sviluppare una strategia.


Con quale probabilità si verifica e qual è l'impatto sull'azienda?

Assegnare delle priorità ai rischi identificati è la seconda fase. Con l’aiuto di opportuni criteri e strumenti è necessario correlare ogni fattore critico di rischio con la possibilità che questo accada realmente.

Alle tipologie di rischio che risultano più ricorrenti (dunque con una probabilità di verificarsi maggiore) viene assegnata una data priorità che dovrà essere presa in considerazione nella stesura della strategia.

 

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Cosa è possibile fare per mitigare il rischio?

La mitigazione del rischio rappresenta la fase conclusiva. Una volta identificate le priorità l’unica possibilità è quella di andare a ridurre la probabilità che questi eventi possano accadere (prevenzione) o diminuire l’impatto nel caso si verifichino (protezione).

Alcuni strumenti attualmente usati dalle aziende consistono in: assicurazioni, collaborazioni con consulenti esterni, politiche mirate alla gestione dell’inventario (provando ad estendere i termini di pagamento), anticipo dei tempi di spedizione, collaborazioni con partner competenti (certificati e finanziariamente forti) adozione di approcci quali Lean e SixSigma, segmentazione dei fornitori e utilizzo di clausole contrattuali.

In conclusione, sicuramente le metodologie e gli strumenti illustrati per l’analisi del rischio sono fondamentali per analizzare quelli che sono i rischi interni della propria azienda, ma possono anche essere applicati in modo più esteso ad ogni fornitore chiave così da avere un quadro completo della situazione aziendale lungo anche tutta la catena di fornitura.

Ad oggi sono ancora poche le aziende che considerano fondamentale l’analisi del rischio, il cui punto di partenza consiste nell’analisi e la mappatura dei rischi al fine di identificare un indice di rischio ed implementare le strategie maggiormente indicate.

Questa analisi diventa ancor più importante nel momento in cui si vanno a considerare non solo i propri processi interni, ma anche i propri fornitori, adottando quindi un’ottica di Supply Chain Risk Management.